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2010, un anno per ricominciare

 
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Più ottimismo tra le Pmi

di Franco Vergnano

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2 Gennaio 2010

Voglia matta di ripartire. Con molta determinazione. E una missione precisa, quella di focalizzarsi sulle esportazioni: oggi sono infatti ben sette su dieci le società che vanno all'estero, mentre dodici mesi fa si fermavano al 61 per cento.

Forse non siamo ancora alla svolta produttiva, ma il clima è decisamente cambiato.

Dopo aver assorbito, con numerose ammaccature, la botta della maggior crisi degli ultimi ottant'anni, tra i nostri "animal spirit" emerge quasi con prepotenza il ritorno a una sana intraprendenza mista a forti aspettative di tono positivo. Soprattutto nelle medie imprese localizzate nel Nord Ovest, come ha esplicitato a dicembre quell'articolato e solido tessuto connettivo industriale rappresentato dal sempre sorprendente made in Italy, capace di trovare al proprio interno la forza e le motivazioni per rigenerarsi continuamente manifestando così al mondo intero le classiche nove vite dei gatti.

Per la ripresa si scommette forte sulla qualità e sull'innovazione, quindi sull'aumento del fatturato (e delle quote di mercato) sostenuto soprattutto dall'arrivo di ordini esteri (specie da Stati Uniti e dai cosiddetti Paesi Bric come San Paolo, Mosca, Nuova Delhi e Pechino) più che su quello della manifattura e del mercato interno.

Vediamo i dati elaborati dall'Unioncamere e commentati dal suo presidente. Sfiora il 30% il numero delle Pmi manifatturiere sicure che il nuovo anno porti un aumento del fatturato aziendale e una quota analoga si attende un incremento dell'export. Il 24% vede una ripresa degli ordini interni e un quarto delle Pmi prevede invece una crescita produttiva.

Insomma, le nostre piccole e medie imprese guardano con una discreta dose di ottimismo a questo 2010, dimostrandosi anche pronte a serrare le fila, investendo in innovazione ed affrontando i mercati esteri, per mantenere o espandere le proprie fette di mercato.

«Le previsioni delle imprese forniscono un ottimo indicatore dello stato d'animo e delle prospettive della nostra economia per il 2010 – ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello–. Conforta soprattutto l'atteggiamento positivo e propositivo delle nostre Pmi, che in un momento difficile per l'economia hanno creduto nelle loro energie e potenzialità, continuando a investire. È un'ottima premessa per il prossimo futuro».

Nelle aspettative delle imprese il 2010 porterà soprattutto un incremento più che proporzionale del fatturato rispetto all'attività produttiva. A fare la differenza tra le due previsioni è la maggior quota di operatori che ritengono stabile la produzione 2010 (58,6% per la manifattura a fronte del 54,1% per il fatturato).

Come si spiega la più sostenuta dinamica delle vendite rispetto a quella della produzione?

Secondo i ricercatori Unioncamere può essere ricondotta non solo alla possibile importazione di semilavorati da altre imprese, o filiali, straniere (poi assemblati e commercializzati in Italia e all'estero) ma soprattutto a un incremento dei valori medi unitari dei prodotti e, quindi, del loro livello qualitativo: una conferma della sempre più spiccata capacità delle Pmi italiane di competere sulle fasce più alte dei mercati globali.

Previsioni maggiormente positive accompagnano l'opinione delle medie imprese industriali (da 50 a 499 addetti) rispetto a quelle piccole (20-49 dipendenti). La differenza tra crescita e diminuzione del fatturato è infatti pari a 17,2 punti percentuali nel caso delle aziende con 50-499 dipendenti e al 6,8% per quelle di dimensione minore. Discorso analogo per l'andamento produttivo, con un più 11,8 punti percentuali per le medie imprese a fronte di un 4% delle piccole.

Intanto l'avventura continua sui mercati esteri. Se infatti devono guardare al futuro, su cosa scommettono le Pmi del made in Italy? Ancora una volta sulla ripresa degli ordini esteri.

È in aumento di oltre 14 punti il saldo tra attese di crescita e decremento dell'export con un Nord Est che sembra riprender quota (il saldo è pari a 15 punti) dopo la forte flessione delle vendite estere 2009. Un altro fattore che fa ben sperare: sono le Pmi esportatrici del Sud quelle che risultano più agguerrite.

Se il 2010 porterà un miglioramento dell'economia «si dovrà anche all'iniezione di innovazione e di intraprendenza del made in Italy, che ha cercato quest'anno di ampliare la clientela operando su due fronti: quello dei mercati di sbocco e quello del miglioramento qualitativo della produzione», dicono i ricercatori Unioncamere.

  CONTINUA ...»

2 Gennaio 2010
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